Il maestro e Margherita (su “La lottatrice di sumo” – Nisini)

Lottatrice-di-sumo
Copertina di “La lottatrice di sumo”

C’era una volta un pittore. Egli non era un semplice ritrattista bensì un medium una creatura capace di vedere attraverso la tela la vita segreta delle persone, anche distanti migliaia di chilometri dal suo studio. Sembra l’inizio di una fiaba e invece è un racconto meravigliosamente scritto che ci parla di amore, genitorialità e della difficoltà di lasciare fiorire i nostri sentimenti. Il libro “La lottatrice di Sumo” è il terzo lavoro di Giorgio Nisini che con una sorta di grazia soprannaturale ci accompagna attraverso un mistero metafisico ed artistico alla cui radice c’è il senso stesso della vita.
Il racconto è un lento processo di avvicinamento tra due creature alla ricerca di se stesse. Da un lato Olga, orfana di un padre che per tutta la vita si è vista costretta a condividere con il mondo e con folle osannanti di seguaci, dall’atro Giovanni, medico di successo ma umanamente solo, che, come un novello Orfeo, cerca Margherita, il primo amore perduto e mai dimenticato. Nel corso di questa caccia, un quadro inquietante eppure ipnotico diventa il fulcro della narrazione e i protagonisti si ritrovano ad affrontare, incontrandosi e mettendosi a nudo, le ferite e i conti in sospeso con il passato. Non vi svelo troppo della trama del romanzo, ben costruito e capace di catturare il lettore come un perfetto thriller psicologico. Faccio tuttavia una riflessione che riguarda i rapporti familiari. L’amore, anche tra padri e figli, deve subire un processo di purificazione e liberarsi dall’ossessione della somiglianza. I figli non ci appartengono e non è detto che la nostra idea di felicità sia anche la loro. Amare è, in fondo, semplicemente, lasciar essere la differenza, l’alterità pura che non collima e non si accorda. Il colto medico capirà che la felicità della figlia non può e non deve corrispondere con la sua idea di “pienezza” della vita. Questo insegnamento, così semplice eppure tanto difficile da mettere in pratica, sarà la rivelazione più profonda che, volenti o nolenti, il grande Golem consegna al mondo. Il libro, tuttavia, non concede al lettore un finale inondato di luce. Un angolo sottile abitato dal mistero resta, come a ricordarci che “vi sono più cose in cielo e in terra di quante ne sogni la filosofia”. Insieme a questo libro, superbamente scritto, consiglio due testi molto particolari. Il primo l’ho citato anche nel titolo de post ed è “Il maestro e Margerita” di Bulgakov. La ragione non è solo legata ad una affinità anagrafica di alcuni personaggi (sebbene sia ovvio che il Pittore Massimo Golem è il Maestro e Margherita è una creatura “sibillina” da ritrovare) ma anche alla capacita del testo di Nisini, così come il capolavoro russo, di mostrarci come l’opera artistica (pittorica o letteraria) non sia in realtà solo di questo mondo. Segnalo poi, per chi fosse ulteriormente affascinato dal mondo dell’arte, un altro bellissimo romanzo dove la pittura è lo sfondo ad un profondo rapporto padre e figlia: “La lunga attesa dell’angelo” di Melania G. Mazzucco.

1 commento su “Il maestro e Margherita (su “La lottatrice di sumo” – Nisini)”

Lascia un commento